Camion, Spagna: il riposo settimanale non si può svolgere in cabina

Divieto di fruizione del riposo settimanale regolare in cabina. Sulla Gazzetta ufficiale spagnola del 20 febbraio scorso, è stato pubblicato il Regio Decreto n.70/2019 che modifica il ROTT (“Reglamento de la Ley de Ordinacion de los Transportes Terrestres”) vale a dire la normativa che regola l’autotrasporto in Spagna, entrato in vigore il 21 febbraio 2019. Ne ha dato notizia l’associazione Anita con una nota.

La norma di maggiore interesse per l’autotrasporto internazionale è sicuramente quella relativa al divieto di svolgere il riposo settimanale regolare (45 h) in cabina. Per la violazione di tale disposizione –il cui controllo può avvenire sia contestualmente alla contestazione che “a posteriori”, pur non essendo richiesto alcun documento speciale per verificare che il conducente non fosse in cabina, come fatture alberghiere o altro – è stata stabilita una sanzione di 2.000 euro che equivale al mancato riposo. La disposizione che viene applicata sulla base di quanto specificato nel Regolamento 561/2006.

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Linea Brescia-Bergamo, RFI: traffico ferroviario gestito con una nuova tecnologia

Il traffico ferroviario sulla linea Brescia-Bergamo sarà gestito con una nuova tecnologia, lo annuncia RFI in una nota stampa.

Il nuovo Apparato Centrale Computerizzato Multistazione (ACCM) è entrato in funzione la scorsa domenica. Sono stati investiti 20 milioni di euro per la realizzazione. La messa in esercizio del sistema ha coinvolto oltre 100 tecnici tra personale di Rete Ferroviaria Italiana e di ditte appaltatrici specializzate.

L’ACCM gestirà la linea dal Posto Centrale Multistazione (PCM) di Milano Greco Pirelli, dal quale sarà possibile comandare a distanza la circolazione ferroviaria e il Blocco innovativo per il distanziamento in sicurezza dei treni.

Grazie a una gestione più efficiente della circolazione ferroviaria e dell’infrastruttura, è garantita una maggiore flessibilità nell’uso dei binari che permetterà di migliorare gli standard di regolarità e puntualità dei treni. In caso di guasti, i disservizi saranno ridotti al minimo consentendo la circolazione dei treni con il livello di sicurezza al massimo previsto dalle normative vigenti (Safety Integrity Level 4, norme IEC 61508).

Presenti infine sistemi informatici di diagnostica che permettono una migliore gestione delle avarie improvvise, apportando generalmente benefici per i processi di manutenzione dell’infrastruttura.

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Treno Verde 2019, sosta a Roma con RailCarge e Iscleanair

Treno Verde, il convoglio green di Fs Italiane e Legambiente, fa sosta a Roma e non è un caso che scelga per il suo stop capitolino il #fridayforfuture, il venerdì in cui gli studenti di tutto il mondo manifestano per la tutela dell’ambiente.

Dal primo marzo, dunque, tappa a Roma Termini per presentare “RailCharge”, progetto sulla mobilità elettrica realizzato dai dipendenti del Gruppo Ferrovie dello Stato che si propone, con i suoi innovativi spazi di ricarica, di trasformare le stazioni in hub di interscambio green, in linea con il piano europeo sulla de-carbonizzazione dell’energia.

Nella capitale spazio anche per ISCLEANAIR, start up ideatrice della nuova tecnologia brevettata e certificata APA (Air Pollution Abatement) per l’abbattimento delle polveri sottili sia in luoghi chiusi sia all’esterno, utile a garantire una migliore qualità della vita.

Con il patrocinio del Ministero dell’Ambiente e Tutela del Territorio e del Mare, l’edizione 2019 di Treno Verde continua il suo viaggio all’insegna di un’idea di mobilità sempre più sostenibile.

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Porti di Roma e Lazio, traffico crocieristico in aumento e stabile quello merci

Continuano il trend positivo per i porti di Roma e Lazio. In aumento nel 2018 il traffico crocieristico e stabile quello merci.

Per quanto riguarda il traffico crocieristico “le previsioni di crescita del Porto di Roma sono state ampiamente confermate”, commenta il presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno Centro Settentrionale, Francesco Maria di Majo. Il numero di crocieristi transitati a Civitavecchia nel 2018 è, infatti, cresciuto del 10,8% confermando il porto di Roma quale scalo leader in Italia (e secondo in Europa) con quasi 2 milioni e mezzo di crocieristi. In particolare, la percentuale degli sbarchi è cresciuta del 12,6% e quella degli imbarchi del 9,6%.

“Tale dato è particolarmente significativo – continua il numero uno di Molo Vespucci – visto il maggiore indotto prodotto dagli sbarchi/imbarchi rispetto ai semplici transiti di passeggeri e rappresenta, quindi, un segnale positivo per l’economia della città e del territorio”. Il primo porto del network, nel complesso, tra navi merci, crociere e di linea, ha registrato un totale di 3.212 accosti, con un aumento del 5% e 153 navi in più rispetto al 2017.

Traffico merci

Il traffico merci complessivo dei Porti di Roma e del Lazio, con oltre 16,6 milioni di tonnellate, si conferma stabile ai livelli dell’ultimo biennio. Nel porto di Civitavecchia sono state movimentate 11,4 milioni di tonnellate, pari al 69%, 3,5 milioni, pari al 21%, nel porto di Fiumicino e 1,7 milioni di tonnellate, pari al 10%, movimentate nel porto di Gaeta.

Il totale del traffico è costituito per 5,3 milioni di tonnellate da merci liquide e 11,3 milioni di tonnellate da merci secche. Le prime sono state movimentate per il 66% nel porto di Fiumicino (3,5 milioni di tonnellate), per il 24% nel porto di Gaeta (1,3 milioni di tonnellate) e per il restante 10% nel porto di Civitavecchia (0,5 milioni di tonnellate).

Diversamente, le merci secche risultano movimentate per il 96% (pari a 11,3 milioni di tonnellate) nel porto di Civitavecchia e per il restante 4% nel porto di Gaeta (per complessive 400 mila tonnellate).

Il traffico complessivo di merci in colli (merci in container, su mezzi pesanti, pallets e sacconi) è cresciuto di oltre il 17% (+964 mila tonnellate), pari nel 2018 a quasi 6,5 milioni di tonnellate complessive; a differenza delle rinfuse solide che, nel medesimo arco temporale, diminuiscono del 19% (-1,1 milioni di tonnellate).

“E’ importante sottolineare – commenta il presidente – il significativo aumento del traffico Ro/Ro che conferma la crescita del ruolo di Civitavecchia quale snodo per il traffico intermodale con la Spagna, la Sardegna e la Sicilia”.

Ro – Ro, prodotti ortofrutticoli, coils in acciaio e container – conclude di Majo – sono i settori trainanti, sui quali l’ente sta portando avanti e sostenendo iniziative e progetti”.


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Brexit: ecco i possibili scenari per autotrasporto e logistica

A circa un mese dalla data ultima dell’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea (29 marzo 2019), e dopo l’incontro del 15 febbraio scorso organizzato dall’Associazione con esperti del MIT e dell’Agenzia delle dogane per fare il punto su Brexit, il quadro di riferimento normativo non è ancora definito per gli operatori.
Ecco una sintesi aggiornata – realizzata dall’associazione Anita – dei possibili scenari riferiti al trasporto stradale, fermo restando che è necessario seguire giorno per giorno l’evoluzione delle trattative a livello politico, tra l’UE e la GB.

Rispetto ai trasporti da/verso la Gran Bretagna, un mancato accordo UE-GB entro il 29 marzo 2019 farà scattare un‘hard Brexit già dal 30 marzo prossimo, vale a dire l’applicazione del regime autorizzativo CEMT per effettuare
trasporti stradali, le regole WTO per lo scambio delle merci, l’introduzione di formalità doganali.
Riguardo agli aspetti legati al titolo autorizzativo per effettuare il trasporto, il venir meno del regime della licenza comunitaria renderà possibili i trasporti soltanto con autorizzazioni multilaterali CEMT.
Questo non rappresenta ovviamente una soluzione al trasporto, in quanto le autorizzazioni disponibili per i 43 Paesi aderenti non sono sufficienti ad assicurare lo stesso numero di trasporti che interessano attualmente la Gran Bretagna.

La GB e l’Irlanda, hanno chiesto un rilascio supplementare straordinario di autorizzazioni CEMT supplementari di base (50) per il 2019 e per il 2020 per fronteggiare Brexit ed in ambito CEMT tutti i Paesi aderenti sono stati concordi sulla concessione.
Anche l’Italia, insieme a qualche altro Paese ha chiesto di ottenere un pari numero di permessi supplementari per lo stesso periodo, al fine di assicurare ai propri vettori un numero di titoli più congruo per effettuare trasporti da/verso la GB. Tali autorizzazioni, a seconda della scelta di utilizzarle con veicoli Euro5 o Euro6, verrebbero infatti moltiplicate per 6 o per 8. Il nostro Paese si avvale di alcune “riserve” che consentono di limitare il mercato nazionale ai vettori esteri, a fronte della rinuncia ad un numero maggiore di autorizzazioni che non vengono utilizzate se non in minima parte dal vettore italiano.
Al momento, non è dato sapere se tali autorizzazioni saranno concesse al nostro Paese in ambito CEMT, in quanto la richiesta di rilascio ha trovato una forte ed inspiegabile opposizione da parte di Paesi UE (Germania, Olanda, ecc) più che di Paesi non-UE, che utilizzano strumentalmente il tema Brexit per chiedere la rimozione delle “riserve” da parte italiana.

Il contingente 2019 per l’Italia è pari a 268 autorizzazioni annuali, che vengono attribuite alle imprese che hanno ottenuto il rinnovo di tali permessi ed a quelle che hanno fatto domanda di graduatoria.
Recentemente, il MIT ha riaperto i termini di presentazione delle domande per attribuire circa 180 autorizzazioni disponibili e circa 60 imprese otterranno tali permessi, prevedibilmente per la metà di marzo.

Le autorità UE, che stavano lavorando da tempo ad un “piano B”, in caso di hard- Brexit, hanno trovato un accordo. Il Parlamento UE ed il Consiglio UE infatti hanno concordato una soluzione unilaterale da proporre alla GB – che dovrà essere resa operativa a breve, se la GB è d’accordo a concedere lo stesso trattamento ai vettori UE -consistente nella concessione alla Gran Bretagna di un regime transitorio valido fino al 31 dicembre 2019, durante il quale i vettori dell’UE e quelli inglesi possono effettuare trasporti internazionali nei rispettivi territori, senza limitazioni quantitative del numero di viaggi, come avviene oggi con la Licenza UE.

Tale proposta unilaterale prevede anche la possibilità di trasporti all’interno di uno Stato membro (cabotaggio) ovvero di trasporti tra Stati membri UE (“gran cabotaggio”), fino ad un massimo di 2 operazioni entro 7 gg dalla data dello scarico di merci in trasporto internazionale, fino alla fine di luglio 2019; dal 1° agosto e fino al 31 ottobre 2019 sarebbe possibile 1 solo viaggio di cabotaggio o di gran cabotaggio. Nei mesi di novembre e dicembre, sarebbero possibili soltanto trasporti internazionali UE-GB.

In questo caso, i trasporti stradali tra UE e GB verrebbero assicurati in maniera ideale per evitare interruzioni, essendo di fatto una sorta di continuazione del regime di licenza UE.
L’ipotesi di un accordo bilaterale ITALIA-GRAN BRETAGNA – che il nostro Paese era pronto a sottoscrivere – appare al momento non percorribile, perché l’UE intende condurre negoziati diretti con la GB senza delegare ai singoli Stati la facoltà di sottoscrivere accordi bilaterali.
Circa il 30% dei trasporti Italia-GB viene effettuato da vettori italiani ed inglesi, mentre la restante parte da vettori UE (lituani, polacchi, romeni, ecc).

Aspetti doganali
La Brexit avrà ripercussioni sulle imprese che:
a) vengono beni o forniscono servizi al Regno Unito;
b) acquistano beni o ricevono servizi dal Regno Unito;
c) movimentano merci da/per il Regno Unito.
Senza un periodo transitorio (come previsto dall’accordo di recesso) o un accordo definitivo, dal 30 marzo 2019 le relazioni commerciali con il Regno Unito saranno disciplinate dalle norme generali dell’OMC – Organizzazione mondiale del commercio – senza l’applicazione di preferenze.
Ciò presuppone, in particolare, che:
– si applicheranno le formalità doganali, dovranno essere presentate dichiarazioni e le autorità doganali potranno esigere garanzie per i debiti doganali potenziali o esistenti.
– i dazi doganali si applicheranno alle merci che entrano nell’UE dal Regno Unito, senza preferenze.
– ad alcune merci che entrano nell’UE dal Regno Unito possono applicarsi anche divieti o restrizioni, il che significa che possono essere richieste licenze di importazione o di esportazione.
– le licenze di importazione e di esportazione rilasciate dal Regno Unito non saranno più valide nell’UE (UE27).
– le autorizzazioni per le semplificazioni doganali o le procedure come il deposito doganale, rilasciate dal Regno Unito non saranno più valide nell’UE (UE27).
– le autorizzazioni che conferiscono lo status di operatore economico autorizzato (AEO) rilasciate dal Regno Unito non saranno più valide nell’UE (UE27).
– gli Stati membri applicheranno l’IVA all’importazione di merci che entrano nell’UE dal Regno Unito.
– le esportazioni verso il Regno Unito saranno esenti dall’IVA.
– le norme per la dichiarazione e il pagamento dell’IVA (per le prestazioni di servizi quali quelli prestati tramite mezzi elettronici) e per i rimborsi IVA transfrontalieri cambieranno.
– i movimenti di merci verso il Regno Unito richiederanno una dichiarazione di esportazione.
Il movimento di merci sottoposte ad accisa verso il Regno Unito potrebbe anche richiedere un documento amministrativo elettronico (eAD).
– le merci sottoposte ad accisa in movimento dal Regno Unito verso l’UE (UE27) dovranno essere sdoganate prima di poter iniziare un movimento nell’ambito del sistema di informatizzazione dei movimenti e dei controlli dei prodotti soggetti ad accisa.

L’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli ha attivato un Help Desk attraverso il quale è possibile richiedere approfondimenti su quesiti specifici.

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Mare: funzioni pubbliche e shipping al centro del terzo incontro del Cluster marittimo italiano

Si è tenuto nella sede del Comando Generale del Corpo delle Capitanerie di Porto – Guardia Costiera a Roma il terzo incontro del Cluster marittimo italiano, rappresentato dalla Federazione del sistema marittimo italiano
(Federazione del Mare) e dai Propeller Club nazionali, con i vertici delle amministrazioni marittime militari e civili.

Il workshop “Funzioni pubbliche, shipping e marittimità” è stato introdotto da Umberto Masucci, presidente dell’International Propeller Clubs. Si sono poi tenuti gli interventi del Comandante generale del Corpo delle Capitanerie di porto – Guardia Costiera, l’Ammiraglio Ispettore Capo (CP) Giovanni Pettorino, del Comandante in Capo della Squadra Navale, l’Ammiraglio di Squadra Donato Marzano, del Direttore generale per la vigilanza sulle Autorità portuali, le infrastrutture portuali e il trasporto marittimo e per vie d’acqua interne, Mauro Coletta, del Direttore Generale di AssArmatori, Alberto Rossi. I lavori sono stati conclusi da Mario Mattioli, Presidente della Federazione del Mare e di Confitarma.

Mario Mattioli ha affermato che “senza il Registro Internazionale oggi non saremmo qui a parlare dei successi della nostra flotta mercantile, la quale – nonostante la crisi dei mercati che dura da più di dieci anni – è ancora in grado di competere sui mercati internazionali”.
“Grazie alla legge 30 del 1998 la flotta di bandiera italiana è più che raddoppiata (con posizioni di leadership o di assoluto rilievo nei settori più sofisticati, quali unità Ro-Ro, navi da crociera, navi per prodotti chimici e petroliferi) ed è tornata ad essere competitiva nei traffici internazionali e nel grande cabotaggio dove l’occupazione italiana e comunitaria in venti anni è aumentata del +140%. Oggi le navi di bandiera italiana sono al primo posto in Europa per numero di marittimi italiani e comunitari occupati”.

Infine, il Presidente Mattioli ha messo in evidenza la necessità di “un Ministero del Mare che possa raggruppare tutte le competenze oggi frazionate in più ministeri ed ha sottolineato l’incongruenza delle divisioni all’interno delle varie attività marittime, divisioni, dalle quali derivano difficoltà di coordinamento che penalizzano l’azione regolatoria delle
funzioni pubbliche competenti e di fatto ostacolano la semplificazione normativa che tutti gli operatori richiedono. Ciò naturalmente va a detrimento della competitività delle attività marittime italiane”.

Erano presenti tra gli altri Pietro Spirito, presidente dell’Autorità di sistema portuale del Tirreno centrale, i vertici di Assonave, Assorimorchiatori, Confitarma, Fedepiloti, e Ucina, nonché esponenti dei maggiori centri portuali e logistici italiani, riuniti nell’International Propeller Club.
L’occasione ha testimoniato ancora una volta l’unità del Cluster marittimo pubblico e privato e la comune volontà di promuovere in Italia la marineria, secondo le tradizioni e gli interessi del Paese.

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Intermodalità: Arcese e Hupac insieme per il transito dei semitrailer tra Belgio e Spagna

Un importante passo avanti per il trasporto intermodale è stato raggiunto dopo un periodo di test positivo grazie alla collaborazione tra Arcese e Hupac, società svizzera specializzata nel trasporto combinato ferrovia-strada.

Arcese e Hupac hanno deciso di collaborare per la certificazione al transito dei semitrailer intermodali tra Belgio e Spagna. Arcese rafforza la partnership con Hupac supportando l’azienda nei test sulla tratta intermodale Anversa e Barcellona per semirimorchi P386.

Hupac è riuscita ad evolvere il servizio esistente in grado ora di trasportare semirimorchi P386 tra le città di Anversa e Barcellona. Si tratta di una novità assoluta per il trasporto intermodale poiché è la prima volta che questo tipo di unità di carico è ammessa sulla rete spagnola. Il servizio parte dal terminal di Anversa Combinant, attraversa la Francia, dove è possibile raggiungere un profilo massimo di P386, ed entra in Spagna sulla linea UIC senza la necessità di cambiare vagoni ferroviari per la rete spagnola; arrivando infine al terminal Morot di Barcellona.

Un importante traguardo quindi ottenuto grazie anche alla collaborazione di Arcese e che testimonia non solo la crescita ed il consolidamento della relazione strategica con Hupac, ma anche l’impegno condiviso nello sviluppare il network intermodale Europeo e promuovere una logistica sempre più efficiente e sostenibile.

Ecco un breve video

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Bilancio a 4Ruote: presentato oggi in Borsa italiana il primo studio dedicato all’automotive

Uno scenario in profondo mutamento per l’automotive a livello globale. Mentre il baricentro di produzione e consumi si sposta sempre più verso Est e con l’incognita dei dazi USA a pesare sugli scenari di breve termine, una vera e propria rivoluzione tecnologica sta investendo i diversi ambiti di quest’industria, con impatti non solo sui produttori e sulle grandi case automobilistiche, ma anche sui fornitori e tutta la filiera, alle prese con piani di investimenti sfidanti, processi di aggregazione, fusioni e acquisizioni che stanno cambiando il volto dell’intero comparto.

È in questo contesto di grande complessità che nasce Bilancio a 4Ruote, il primo studio sul settore dell’automotive e la sua filiera italiana – una galassia di circa 5.700 imprese, molte delle quali PMI, che da sola contribuisce al 5,6% del PIL nazionale, dando occupazione al 7% degli addetti di tutta l’industria manifatturiera – realizzato da Cassa depositi e prestiti, SACE SIMEST e ANFIA, in collaborazione con AlixPartners.
Al centro dello studio, presentato oggi in Borsa italiana, un approfondimento sui principali driver di cambiamento del settore, un’analisi comparata dei bilanci dei 50 Top Players della filiera italiana e una panoramica delle soluzioni assicurative e finanziarie del Gruppo CDP per sostenerne i piani di crescita -organica e per acquisizoni – e gli investimenti e restare al passo con il mercato.

“L’automotive rappresenta una parte rilevante del patrimonio industriale del Paese, con importanti riflessi sull’economia nazionale anche in termini di indotto – afferma Fabrizio Palermo, Amministratore Delegato di Cassa depositi e prestiti – Con il nuovo Piano Industriale Cassa depositi e prestiti si rivolge per la prima volta a tutte le imprese, dalle grandi alle piccole, e grazie ad un’offerta integrata e capillare di prodotti sarà in grado di offrire un supporto concreto anche alle numerose PMI che fanno parte, in modo sia diretto che indiretto, della filiera di produzione degli autoveicoli”.
“È un settore chiave che da sempre si contraddistingue per un’elevata propensione all’innovazione e alla proiezione verso i mercati esteri – ha dichiarato l’Amministratore Delegato di SACE, Alessandro Decio – per questo abbiamo promosso questo evento e questo studio, con i nostri prodotti dedicati all’export e all’internazionalizzazione come parte integrante dell’offerta di Gruppo, ci proponiamo di essere proattivamente al fianco dei players italiani di un settore che sta affrontando un momento di grande cambiamento tecnologico e in cui gran parte della crescita viena da aree geografiche, Asia innanzitutto, diverse dal passato. E lo facciamo mettendo a disposizione strumenti e risorse per consolidarne e accrescerne il posizionamento competitivo e le quote di mercato a livello globale”.

“Irrobustire il collegamento del sistema imprenditoriale con il sistema finanziario italiano, a partire dalle strutture partecipate come Cassa depositi e prestiti e SACE SIMEST, che aiutano le imprese a crescere, a internazionalizzarsi e ad avere una maggiore solidità patrimoniale, è un driver chiave per l’evoluzione della nostra filiera – ha affermato il Presidente di ANFIA Paolo Scudieri. Questo vale soprattutto per le piccole e medie aziende, numerose in Italia. In un momento così cruciale per il futuro dell’industria, come ANFIA stiamo lavorando, con la filiera allargata dell’automotive, ad un piano strategico per il settore e alla definizione di una roadmap di politiche industriali adeguate, concertate con il Governo, anche per stare al passo con quanto già attuato da altri Paesi europei nostri competitor”.
“L’Italia e l’Europa continuano a rappresentare un’eccellenza nel mondo globale dell’auto, dei componenti e dei servizi collegati – ha commentato Dario Duse, Managing Director di AlixPartners -. Quelle che all’inizio erano viste come sfide annunciate, prima tra tutte il C.A.S.E. (connettività, guida (sempre più) autonomia, condivisione e soprattutto elettrificazione), stanno diventando sempre più realtà. L’industria e la filiera, dopo alcuni anni positivi, hanno la necessità di gestire i cambiamenti importanti attraverso una maggiore apertura a tecnologie, industrie e logiche d’investimento che non appartenevano all’industria di alcuni anni fa. Per vincere le competizioni future serve la capacità di innovare, di “contaminarsi” positivamente per sviluppare e integrare nuovi modelli di business e tecnologie in un contesto dove aspetti economici, politici e – soprattutto per l’Europa – regolamentari sulle emissioni rappresentano sfide importanti”.

Il comparto dell’automotive è un settore chiave dell’industria italiana: e lo è sia per rilevanza che per struttura. Con 93 miliardi di euro di fatturato, da solo equivale al 5,6% del Pil italiano e dà occupazione a ben 250mila addetti, pari al 7% dell’intero settore manifatturiero; a sua volta genera un indotto considerevole per l’economia italiana (con effetto moltiplicatore pari a 3,2). È inoltre caratterizzato da elevata frammentazione, essendo composto da una vera e propria galassia di 5.700 imprese, molte delle quali PMI. Questa caratteristica è particolarmente evidente nei comparti della componentistica e dell’Engineering’Design (dove il 45% delle aziende che compongono la filiera impiegano meno di 9 addetti) e si accompagna inoltre a un’elevata concentrazione (con il 75% del fatturato complessivo generato dall’8% delle imprese del comparto).

Rivoluzione tecnologica, M’A, spostamento verso Est e incognita dazi sono le più rilevanti sfide identificate dal Bilancio a 4Ruote per il comparto automotive. Di seguito alcune evidenze a supporto. Rivoluzione tecnologica. In ambito tecnologico le direttrici che stanno ridefinendo il settore sono svariate – connessione, guida autonoma, car sharing ed elettrificazione – e richiedono forti investimenti e competenze. Nella sola mobilità elettrica sono previsti investimenti per 255 miliardi di euro entro il 2023 a livello globale. Di questi, 184 miliardi riguarderanno i fornitori (OEM) e 25-40 miliardi la loro filiera, di cui 3,5 miliardi per la filiera italiana.

In un contesto in cui l’avanzamento tecnologico è centrale, anche i processi di aggregazione, fusione e acquisizione stanno accelerando: da un lato, le aziende ad alto contenuto tecnologico, in particolare le PMI e le start-up, diventano più attrattive. Dall’altro lato, le aziende più tradizionali perseguono sempre più vie come joint venture, acquisizioni di start-up, finanziamento di progetti di trasformazione e sviluppo industriale, consolidamento con altri operatori industriali per acquisire e massimizzare il proprio mix di competenze, in alcuni casi in settori finora “lontani”.
Mentre il quartier generale della componentistica resta saldamente ancorato in Europa, Giappone e Nord America, il mondo della produzione auto si sta spostando sempre più verso Est.
Nell’immediato, le politiche commerciali rappresentano ancora una delle maggiori fonti di incertezza per il settore.
L’introduzione dei dazi sul settore paventata dagli USA, potrebbe generare impatti in termini di minore fatturato e minori investimenti comportando un’erosione del Pil italiano di circa 0,2 punti percentuali entro il 2020.

In questo quadro decisamente sfidante, entra oggi in gioco un ampio e rinnovato ventaglio di strumenti messi a disposizione del Sistema Paese, con una importante novità: con l’ultima legge di bilancio, il raggio di azione di CDP si estende alle iniziative, sia in Italia che all’estero, finalizzate alla crescita dimensionale delle imprese anche in forma aggregata; inoltre sia CDP che SACE SIMEST si sono dotate di team di esperti specificamente dedicati a servire questo settore.

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Treno Verde 2019: protagonisti a Napoli i progetti Be Green e ReStation

Dal 26 al 28 febbraio Treno Verde, campagna di Legambiente e Ferrovie dello Stato per la mobilità sostenibile e l’innovazione, sceglie Napoli per la terza tappa dell’edizione 2019.

Una sosta campana che diventa l’occasione per presentare Be Green, progetto di sensibilizzazione ambientale realizzato dai dipendenti del Gruppo Ferrovie dello Stato. In sinergia con Nugo, altro programma di FS Italiane dedicato all’intermodalità, il sistema permette agli utenti di acquistare con un’unica transazione soluzioni di viaggio integrate e, in base alla scelta dell’opzione con il minor numero di emissioni di CO2, di accumulare un bonus in BeGreen Point, da utilizzare per l’acquisto di un altro viaggio o di prodotti e servizi green.

In primo piano a Napoli anche il progetto della start up Nrg4you “ReStation®”, infrastrutture di design per la ricarica di veicoli elettrici che, grazie all’uso dell’Intelligenza Artificiale, sono dotate di Chatbot e dispongono di funzioni di monitoraggio della qualità dell’aria e del livello di inquinamento acustico.

Due progetti innovativi, protagonisti a bordo dello speciale convoglio, che incarnano perfettamente la mission di Treno Verde 2019: disegnare un futuro con mobilità a zero emissioni.

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Ferrovie: Anceferr, dieci miliardi di manutenzione per risparmiarne 30

Cambiare subito – come ha appena assicurato il presidente del Consiglio – il Codice degli appalti: “perché non serva più ai giudici a quantificare le pene, ma alle imprese a far ripartire il Paese”; riparare i danni provocati dall’età e dall’usura delle infrastrutture e dalla mancata cura del territorio; ripartire immediatamente il Fondo per gli investimenti della Legge di Bilancio 2019: investire per dieci miliardi per risparmiarne 30 in dieci anni.

Lo hanno chiesto i costruttori ferroviari riuniti nell’Anceferr, insieme agli ingegneri del Cifi e all’associazione di ingegneria e architettura aderente a Confindustra (Oice) durante il seminario: “Ambiente, risparmio, sicurezza, sviluppo: guarire le infrastrutture italiane” al quale hanno partecipato, tra gli altri, il viceministro ai Tasporti Edoardo Rixi e l’Ad di Rfi, Maurizio Gentile.

“Se davvero e non a parole, la priorità del governo è mettere in sicurezza il territorio, con azioni di contrasto e prevenzione del rischio idrogeologico, e fare un tagliando ai nostri trasporti con progetti e opere immediatamente
cantierabili – ha detto Pino Pisicchio, presidente Anceferr – non possiamo non considerare con preoccupazione, e lo diciamo da “ferrovieri”, la drastica riduzione delle risorse previste nella legge di bilancio per le FS, dove alla voce Contratto di servizio e di programma per n investimenti RFI, assistiamo alla riduzione delle risorse di cassa e di competenza di 2,240 miliardi, entità economica che corrisponde al 42% di abbattimento. Non è un buon modo per fare la ‘cura del ferro’.

Apprezziamo le parole del viceministro Rixi – ha concludo – facciamo ripartire il Paese che non è soltanto la Tav, ma anche le tante piccole opere bloccate e migliaia interventi di manutenzione”.

L’ANCEFERR, Associazione Nazionale Costruttori Edili Ferroviari Riuniti, nasce nel 2011 con l’obiettivo di creare un sodalizio fra le imprese associate in termini di collaborazione, aiuto e tutela. I soci fondatori, aziende che operano prevalentemente nel settore ferroviario, hanno sentito la necessità di dare vita ad un’organizzazione che potesse sostenere le imprese di questo settore il quale vive problematiche complesse ed ha peculiarità operative, organizzative e strutturali molto diverse dagli altri settori.

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